L'escatologia del destino L'apocalisse del linguaggio nell'opera di Emanuele Severino

L'escatologia del destino

L'apocalisse del linguaggio nell'opera di Emanuele Severino

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Emanuele Severino è stato uno dei più importanti filosofi italiani contemporanei. Ciò che fa scandalo, nel suo pensiero, è sicuramente la negazione del divenire nichilisticamente inteso, e la conseguente condanna di ogni paradigma in cui è stato pensato il rapporto tra tempo e storia, dall’eterno presente della grecità al tempo escatologico del pensiero giudaico e cristiano. È possibile, tuttavia, sostenere che nella riflessione severiniana sulle Cose Ultime permanga un residuo escatologico, in continuità con la tradizione da cui il filosofo vorrebbe invece distanziarsi? L’autore, dopo aver analizzato la particolare configurazione che assumono lo iam e il nondum relativamente al concretarsi del destino, traccia i lineamenti di quella che definisce “l’infinita escatologia del destino”. Di qui l’interrogazione si sposta sulla necessità, per il linguaggio severiniano, di riformularsi in maniera inesausta, per indicare ciò che oltrepassa il linguaggio stesso, prendendo a prestito immagini, rimandi teologici e mitemi apocalittici.

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Sull'autore

Giuseppe Gris

Giuseppe Gris (Feltre, 1994) ha conseguito la Laurea triennale in Filosofia presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia e la Laurea Magistrale in Filosofia del Mondo Contemporaneo presso l’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, sotto la guida del professor Andrea Tagliapietra, studiando tra gli altri con Massimo Cacciari, Emanuele Severino e Vincenzo Vitiello. I suoi interessi di ricerca si rivolgono in particolare al pensiero italiano del Novecento, con riguardo al rapporto della filosofia teoretica con teologia ed estetica.

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