Freud e l’uomo ebreo La chiara coscienza di un’identità interiore

Freud e l’uomo ebreo

La chiara coscienza di un’identità interiore

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Émile H. Malet si interroga in questo piccolo ma prezioso volume sulle radici ebraiche del pensiero freudiano, e sulla costante preoccupazione di Freud di mettere la psicoanalisi al riparo da qualsiasi tentazione o contingenza religiosa. Freud non ha mai fatto mistero della sua ascendenza giudaica − utilissimo da questo punto di vista è il “Piccolo catalogo di citazioni a proposito di Freud e l’ebraismo” nella seconda parte del volume − non rinnegandola mai pur non essendo certo un devoto religioso e un praticante, ma definendosi piuttosto un “ateo”, o un “agnostico”. Il difficile compito del fondatore della psicoanalisi è stato infatti quello di elaborare una teoria del funzionamento psichico ed una pratica clinica che in diversi modi ereditavano un modo di pensare tipicamente ebraico, e allo stesso tempo di porla come un sistema universale, laico e non incline a compromessi. “Freud è un ebreo autentico, senza religione né inclinazione mistica. Il suo ebraismo collegato alla storia del popolo ebraico e alla Bibbia, giudea in qualche modo, costituisce uno scudo per muoversi liberamente nel mondo, manifestando un cosmopolitismo radicale”, afferma infatti Malet nella prefazione italiana di questo volume.

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Sull'autore

Émile H. Malet

Émile H. Malet è saggista e giornalista, membro anziano di sezione del Consiglio economico, sociale ed ambientale (CESE). Ha pubblicato numerose opere tra cui: Adresse sur l’immigration aux hommes âmes de droite et aux belles consciences de gauche, Clims, 1987; Al-Qaïda contre le capitalisme − Religion et domination, PUF, 2004; Défendre la civilisation face à la mondialisation, Éditions du moment, 2014. Nel 1987 ha fondato la rivista Passa- ges ed è direttore scientifico dell’Associazione ADAPES (seminari di economia, politica estera, salute e psicoanalisi). Vive e lavora a Parigi.

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