L’auditorio di Görlitz

L’auditorio di Görlitz

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La poesia non avrà la forza di impedire gli eventi, ma ha la possibilità di divenirne racconto. Non modifica fatti, o almeno non direttamente, ma ne è presa di coscienza, espressione lucida e ferma. Accanto ad altri, questo è uno dei principi emersi dalle riflessioni di Farré, che passeggia instancabile per i luoghi sterminati della poesia. Ne frequenta i boschi, le città, i siti solitari e desolati – le soste ad Auschwitz e a Varsavia ne sono un esempio – stilando al suo ritorno dai viaggi una deliziosa e personale raccolta di riletture poetiche. Tali riflessioni non rimangono nello spazio dell’io ma vengono condivise con l’altro, il lettore; un lettore animato dallo stesso desiderio dell’autore: quello di avvicinarsi, quanto più possibile, all’essenza stessa della poesia. È, quello di Farré, un auditorio poetico-letterario, spaziale e esistenziale, in cui riecheggiano differenti sonorità: slovene, polacche, ceche, catalane e anglosassoni.

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Sull'autore

Xavier Farré

Poeta e traduttore, Xavier Farré ha dato voce ai più importanti poeti polacchi e sloveni. Czesław Miłosz, Adam Zagajewski, Zbigniew Herbert, Aleš Debeljak, Tomaž Šalamun parlano spagnolo e catalano grazie a lui e riecheggiano, assieme ad altri grandi nomi della poesia universale, nei versi che egli stesso, in quanto poeta, scrive. Retorns de l’Est (Tria de poemes 1990-2001) (2005), Inventari de fronteres (2006) e L’auditori de Görlitz (2018) sono alcune delle sue opere che da Cracovia, città in cui vive e lavora – è docente presso la Uniwersytet Jagiel- loński –, fa arrivare ai suoi lettori catalani e non.

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