Schelling Tra tempo ed eternità

Schelling

Tra tempo ed eternità

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Prendere finalmente sul serio il tempo! Questo il principale impegno di Schelling a partire dal 1809 e dalle Ricerche sull’essenza della libertà umana; compito che avrebbero ripreso e fatto loro Ravaisson, Rosenzweig, Heidegger, Scholem e Levinas. La singolarità di Schelling è duplice: non solo ha tentato di esplorare la profondità dello spazio, ma anche «la profondità del tempo», quella evocata da Baudelaire ne Il poema dell’hashish, e si è spinto oltre, verso il «passato che riposa sotto la cenere», fino alla «notte dei tempi», immemoriale o «impossibile». Si trattava di aprire il pensiero classico a una storicità radicale alla quale può rispondere solo il racconto, inteso come mitologia e come rivelazione, il cui teatro si gioca sulla scena della coscienza, interrogando sia la diacronia che decide del suo essere-fuori-di-sé (estasi), sia gli strati incoscienti sempre pronti a rilanciare gli oscuri movimenti delle profondità.

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Sull'autore

Jean-François Courtine

Jean-François Courtine, professore emerito all’Università Paris-Sorbonne (Paris IV) e già direttore degli Archivi Husserl di Parigi (ENS-CNRS), è membro dell’Institut Universitaire de France.

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