Lucilio Santoni convoca i suoi anarchici e cristiani per affrontare la insensatezza della vita, per darle una risposta diversa dall’odio e dalla distruzione. Come gli ha insegnato la sua famiglia ideale – Lucrezio, Gesù, san Francesco, Dante, Garcia Lorca, Elsa Morante, Ivan Illich e fino al papà e al nonno ribelli inconciliati – sa che occorre “sovvertire qualcosa per amore di qualcos’altro”. La sua scrittura è uno strumento affilato per intercettare la vita falsa, nascosta anche in parole edificanti come “aggregazione”. Provate a immaginare i Minima moralia di Adorno riscritti da De Andrè, travasati in uno stile comunicativo, poeticamente dimesso. I feticci del nostro presente, le microdinamiche di potere, ma sempre anche una apertura possibile, una felicità balenante. La bellezza della poesia nasce dalla ferita. Per approdare alla verità ultima, forse impronunciabile ma salvifica: dobbiamo continuare a cercare, come Ulisse, ma sapendo che non si è mai “padroni di ciò che si trova”.
Dettagli libro
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Editore
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Testo originale
Sì -
Lingua
Italiano -
Lingua originale
Italiano -
Data di pubblicazione
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Numero di pagine
100 -
Argomento
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Collana
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Serie
Sull'autore
Lucilio Santoni
Lucilio Santoni affianca alla scrittura (compresa traduzione) l’attività di conversatore teatrale. Crea sinfonie letterarie per l'anima e la terra, nelle quali intreccia pensieri, versi, ragionamenti, lingue di vento. Per fare questo, ama collaborare con musicisti e attori. Libri recenti: “Il folle volo” (insieme a Giorgio Colangeli), Castelvecchi. “E poi libri, e ancora libri” (da F. García Lorca), Lindau.