«Chi crea una poesia è come un Dio che possa guardarla e trovare che vada bene. Ma cosa accade se la poesia guarda il suo creatore? Cosa accade se è la poesia a giudicare chi l’ha messa al mondo? Se essa scova in noi, col suo occhio penetrante e stabile, con la sua mobile fermezza, i nostri difetti, la nostra tirchieria, l’impronta sbilenca del nostro intelletto, i nostri intervalli visivi? Ecco la critica, lo sguardo che ti candisce e ti relativizza. Bisogna sostenere quello sguardo di rimando, accettare l’interrogazione reciproca; la poesia allo stato critico».
La prospettiva di Paolo Febbraro, quella di una nuova e antica unione di poesia e critica nella stessa persona, si realizza in questo volume di saggi grazie a un corpo a corpo con i poeti e con il testo poetico. Da Charles Simic a Wisława Szymborska, da Giorgio Caproni a Patrizia Cavalli, dai temi della traduzione a quelli dei luoghi, Febbraro dà sostanza alla “divina interferenza” tra critica e poesia, per giungere alla fine di questo cammino all’incontro del poeta con la propria poesia, e infine con sé stesso.Dettagli libro
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Editore
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Testo originale
Sì -
Lingua
Italiano -
Data di pubblicazione
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Numero di pagine
410 -
Argomento
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Collana
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Serie
Sull'autore
Paolo Febbraro
Paolo Febbraro (Roma 1965) è poeta, saggista, prosatore. Fra le opere poetiche più importanti vi sono Il Diario di Kaspar Hauser (2003), tradotto in diverse lingue, e La danza della pioggia (2019). Le sue prose brevi sono raccolte in I grandi fatti (2016). Ha pubblicato volumi su Palazzeschi, Saba, Primo Levi e Seamus Heaney. Il lavoro saggistico più rilevante è L’idiota. Una storia letteraria (2011). Ha tradotto Edward Thomas, Michael Longley, Geoffrey Brock. Collabora alle pagine culturali del «Sole 24ore» ed è redattore della rivista «L'età del ferro».